Voglio fare un film

Sono molto stanca, mi fanno male le gambe, vado a dormire presto.
Ho caldo, vorrei una birra fredda ghiacciata e una sigaretta lunga 10 metri.
In più mi piacerebbe stendermi su una ciambella a forma di fenicottero (sto in fissa, si) e navigare per le acque pulite della mia Calabria con un unico, solo, pensiero in testa: stasera frittura o pasta con il polpo?
E invece sto qui con la schiena a pezzi e la faccia sulla scrivania cercando di farmi entrare in testa più nozioni possibili (Che differenza c’è tra afasia fluente e non fluente? Dove si trova la corteccia cingolata anteriore? E la fossa posteriore?) e allo stesso tempo provando a non perderla (la testa) prima che sia troppo tardi.

Mi è capitato per caso di sentire una canzone che non ascoltavo da tempo e di rivivere un momento particolare, come se non me ne fossi mai andata da lì. Beh è bruttissimo, non lo auguro a nessuno, soprattutto se quello era un bel momento ed ora non c’è più. Duemila brividi e un senso di vuoto misto a orrore.
Mesi fa sarei andata su Youtube a risentire quella canzone a ripetizione aprendo altre mille ferite e sguazzando nel mio vittimismo masochistico, affacciata alla finestra con il (poco) vento tra i capelli, riflettendo su quanto la vita faccia schifo se non puoi avere quello che vuoi.
Stavolta però ho deciso di no. Sono così labile che anche un minimo tremolio potrebbe farmi cadere giù nel burrone della mia depressione.
Perciò ciao ciao bello chittese io voglio pace e tranquillità e amore for myself quindi addio voi brutti cattivoni che mi volete male apriamo la porta alla serenitàààààààààààààààààààààààààààààààààààà (pare vero).
Comunque la metto qui sotto, devo condividerla e dimostrare che non ho paura di una stupida canzone. Io so forte eh.

Finchè ho le gambe, posso andare dove voglio

Volevo comprarmi una magliettina carina per il concerto di domani. Camminando per viale Regina Margherita ho incrociato una bancarella tanto graziosa e mentre giravo qua e là tra i vestiti, il marocchino (chissà se poi era marocchino) mi ha indicato con un sorrisone sulle labbra una maglietta bianca di quelle di pizzo che sembrano sempre andare tanto di moda. Esprimo al caro ragazzo il mio disappunto riguardo il fatto che le magliette bianche così se le possono mettere solo quelle magre belle alte e abbronzate e lui mi risponde: “tu provare, tu falsa magra, tu stare bene!”. Decido di dargli un po’ di fiducia solo per il fatto che falsa magra me lo diceva mamma da piccola e io l’ho sempre percepito come un complimento. Gli mollo il mio zainetto e i libri appena freschi di biblioteca, mentre lui trasforma il suo megasorriso in un’espressione di disappunto del genere “scusa ma per chi mi hai preso?”.
E niente mi provo questa magliettina ma capisco che evidentemente è tutto inutile, il bianco non fa per me, nemmeno tra 5 chili. Me ne vado con fare quasi disperato.
Domani vado al concerto dei Radiohead, a Firenze, da sola. Ho il pullman di ritorno alle 6 di mattina. Ci vanno un sacco di miei amici ma io li ho voluti fare tutti fuori (o loro hanno voluto fare fuori me, ancora non l’ho capito).
Alla fine sono entrata in un negozio qualsiasi ed ho comprato una maglietta con i fenicotteri, la amo. Ho scoperto che i fenicotteri sono i miei animali preferiti. Strano, non piacciono proprio a nessuno.
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De pane

Piazza di San Lorenzo. Pausa pranzo. Panchina.
Un ragazzo sui 35, visibilmente drogato, si aggira tra le persone disturbando chi cerca di godersi qualche spicchio di sole nonostante il vento e le temperature così anacronistiche per essere quasi Maggio. So già che verrà da me, e so già che, al contrario di tutti gli altri, io gli darò spago.
– Te posso chiede na sigaretta?
– Si, io ti posso chiedere l’accendino?
– Non t’ho mai visto qui, che fai?
– Studio qui dietro, a psicologia
– E che vuoi fa da grande? qual è il tuo sogno?
– Trovare un lavoro che mi soddisfi, una persona che mi ami, e avere due bambini. Il tuo?
– Non andà più in galera, non commette più reati, smette de beve. Te posso accompagnà all’università?
– Certo.
– Sei l’unica che m’ha ascoltato, grazie. Se vede che sei na persona sensibile, farai bene il tuo lavoro. Se vuoi chiacchierà ancora, io sto sempre là in piazzetta. Grazie, grazie davvero.

Venti minuti prima, al supermercato, avevo chiesto al panettiere di cosa era fatto quel pane ai cereali e lui mi aveva risposto:
– E che ne so regazzì, de pane!

Post depressione

Tornata da Milano con la gioia nel cuore, contenta di aver visto un posto diverso e aver fatto una nuova esperienza mi ritrovo nella mia città, a parlare per sbaglio con conoscenti che non fanno altro che lamentarsi di quanto la loro vita sia triste e noiosa, priva di stimoli e insoddisfacente. Con stupore e disprezzo nelle loro parole ho visto me stessa qualche mese fa.
Ho pensato che è molto più faticoso pensarla così piuttosto che provare a essere felice.
Se vi piace il giardinaggio fate giardinaggio, se vi piace la musica andate ai concerti, se vi piace l’arte compratevi una tela. Qualsiasi cosa sia la felicità per voi, almeno provateci maledizione. E se non volete farlo per voi, fatelo almeno per chi passa anche solo 5 minuti della propria vita ad ascoltarvi.