Bordeaux

Al numero 20 di Rue Borie è stato ricavato un ostello, probabilmente uno dei più curati in cui abbia mai soggiornato, dall’aria familiare ma pulito, con materassi veri, non come quelli stretti e fini di Londra, e stanze dalle grandi finestre luminose.
Alla reception c’è S. Vive a Bergamo ma da qualche anno ha deciso di trasferirsi a Bordeaux in vista di un sogno più grande: l’Australia. S è buono, gentile, sorride sempre. Talmente carino che non riesco a fare a meno di promettergli un’amatriciana.
Ci diamo appuntamento per la sera, giusto il tempo di sistemare i bagagli e fare la spesa.
– Io prendo il vino – mi dice radioso e impaziente.
Trovare ingredienti degni di un’amatriciana a Bordeaux è una sfida già persa in partenza, ma ci provo e riesco a tirare fuori probabilmente non il più buono ma il più sentito piatto della mia vita.
Seduti al tavolino dell’ostello iniziamo a raccontarci di noi. Mi piace parlare con gli sconosciuti e raccontare storie sulla mia vita che mischiano verità e fantasia. Sono una psicologa che ha da poco aperto il suo studio, sono partita da sola per la Francia per consolarmi dalla fine di una storia d’amore durata 7 anni, sofferta. La mia prima tappa è Bordeaux, domani partirò per Tolosa e poi per Aix en Provence, a vedere l’atelier de Cezanne, fino a Marsiglia.
Lui mi ascolta affascinato, parliamo tanto davanti a una bottiglia di Pinot Nero.
– Ti va di fare un giro in bici? – mi chiede come se fosse la domanda più insensata che potesse farmi.
– Certo
Mi prende la mano e mi porta al piano di sotto, all’uscita dell’ostello, prende la sua bicicletta e apre il cancello.
– Andiamo!
– Si, la mia dove la prendiamo?
– Non ci serve, mettiti qui dietro
Non credo lui si renda conto della proposta che mi ha fatto, sarà stato il vino, o l’eccitazione delle conoscenza di una nuova amica, penso. Ma in quel momento io mi sento leggera e capace di fare tutto. Posso essere chiunque voglia, e se per stasera voglio sentirmi agile e leggera fino a quasi essere trascurabile, allora posso esserlo.
Salgo dietro la sella e lui parte, attraversa Quai des Chartrons, le Jardin Public, il museo delle scienze naturali e Place de la Bourse fino al centro storico.
Le facciate delle case mi mettono tranquillità. Tutto è calmo e silenzioso, suggestivo e rilassante. S parla, di tutto, probabilmente non ricordo nemmeno di cosa. Si assicura sempre che io sia comoda, cerca di spiegarmi le poche cose che sa sulla città. Io mi tengo a lui, lo ascolto ma parlo, sono contenta, oppure non sono contenta, ma sto bene, mi sento bene, sento di riuscire a provare un’emozione, nonostante ancora non riesca a spiegarla, come emozione.
Eppure la cerco. La cerco ora che sono passati anni, cerco di ricordare come sia stata, cerco di ricordare com’ero. Ma non riesco a trovarmi del tutto, una parte di me si è dissolta, e ho paura che non torni più.
Ci fermiamo davanti la Garonna.
– Voglio dirti una cosa. Promettimi che sei mai capiterà di rivederci tra qualche anno tu sarai ancora così. Proteggi il tuo entusiasmo e il tuo stupore. Sei una persona buona e piena di cose dentro, e io lo vedo, non nasconderle mai.

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