Sprechi di tempo

Più di 10 anni a cercare di cambiare la mia forma fisica per poi capire che non era su quella che avrei dovuto lavorare. Mi sono concentrata per così tanto tempo su cosce, pancia, glutei fino a dimenticarmi di coltivare il cervello.
E così mi ritrovo a stupirmi del fatto che possa piacere a qualcuno per come sono fuori e non per come sono dentro.
Il mio problema è proprio dove non pensavo che fosse, nella testa.

Conversione

Mi sento come Paolo Brosio dopo che è andato a Medjugorje.
Di solito il sabato mattina mi alzavo (quando mi alzavo) con l’hangover cercando di raccogliere gli ultimi pezzi di una serata offuscata.
Adesso mi alzo e cucino barrette con fiocchi di avena e gocce di cioccolato.
Non ho più niente da raccontare.

Mi laureerò in inverno

Oggi nel cortile dell’università con il mio portapranzo mi sono sembrata una di quelle bambine sfigate americane escluse dal resto del gruppo, che mangiano da sole con le cuffie alle orecchie, fantasticando su cose che dimenticheranno dopo due minuti.
Il negozio dove mia madre mi comprava la merenda quando ero piccola, e prima di lei mia nonna a mia madre oggi ha smantellato tutto. E mi sono sentita troppo grande per fare per l’ennesima volta quella strada di casa.
Mi sono ripromessa di tornare, mettere le scarpe da ginnastica e riuscire subito. Ma la voglia di scrivere ha superato quella di andare a correre (strano). Ormai  la mia casa non è più quel luogo sicuro che prima tanto amavo. è diventato il posto dove poter stare prima di stare da un’altra parte: prima di andare al lavoro, prima di andare all’università, prima di andare al cinema, prima di andare a bere, prima di andare a correre. Vorrei riuscire a godere della morbidezza del mio divano e non usarlo solo per posare la giacca e la borsa.
Eppure io ce la sto mettendo tutta per evitare le ansie che mi contraddistinguono. Ma ancora non riesco a togliermi le scarpe.

La paura della gente e le insicurezze.

L’insicurezza.
Il clichè dei clichè. La giustificazione a ogni tipo di comportamento che non segue la linea della normalità (a definirla poi, la normalità).
Effettivamente, in realtà, siamo tutti piuttosto insicuri, credo sia una caratteristica del genere umano. Un po’ come avere due mani, una bocca, o i peli sulle gambe.
Quindi, se io sono insicura, ma so che anche tu sei insicuro, di che devo preoccuparmi? Perchè continuo a pensare che tu potresti essere migliore di me? Non è così. Tu c’hai le stesse identiche paranoie che c’ho io.
Forse un po’ di più, forse un po’ di meno, forse anche diverse. Ma ce l’hai lo stesso.
Io c’ho la paranoia del mio sedere. è troppo grosso e quando cammino ho paura di sculettare come una di quelle afroamericane a una fermata dell’autobus di Brooklyn. Magari tu sei insicuro per i tuoi denti storti, tu per il tuo naso molto sporgente, e tu perchè sei alto 1 metro e 50.
Poi vabbè, ci stanno pure quelli che viaggiano su un altro pianeta. Quelli che invidio, con la voce forte, così aperti, dritti con la schiena, le braccia mai incrociate. Sono così pochi, ne avrò incontrati uno o due nella mia vita.
Credo che la stragrande maggioranza del genere umano sia tutta identica. Non siamo soli. E non siamo affatto speciali come crediamo.
Siamo esattamente come tutti gli altri.

rasputia_latimore